Disturbi trattati

DISTURBI D’ANSIA O PANICO
A questo gruppo di patologie appartengono tutte quelle condizioni in cui la paura porta ad una sintomatologia che va dalle reazioni più lievi ma costanti dell’ansia, ai picchi di elevata intensità ma circoscritti, propri del panico. L’oggetto o la situazione che provoca la paura può cambiare ma costanti sono le reazioni che si manifestano con l’evitamento e la richiesta d’aiuto da una parte o l’“affrontare a testa bassa”, cercando di controllare la paura, dall’altra. Il risultato in entrambi i casi è la costruzione di un circolo vizioso che si autoalimenta e mantiene il problema nel tempo facendolo dilagare a macchia d’olio nella propria vita fino a condurre, nei casi più estremi, alla paralisi totale. Il problema da attacchi di panico e le sue varianti rappresentano l’area di maggior efficacia terapeutica della TBS (95% di casi risolti).
Disturbo da Attacchi di Panico (DAP)
Agorafobia
Disturbo d’ansia generalizzato
Fobia sociale
Fobie specifiche
Disturbo Post Traumatico da stress
OSSESSIONI E COMPULSIONI
A questo gruppo di psicopatologie appartengono i disturbi che hanno come denominatore comune la messa in atto ripetitiva e ritualizzata di comportamenti e/o formule mentali in risposta ad eventi reali o temuti allo scopo di alleviare la paura di perderne il controllo. Una tentata soluzione che inizialmente funziona perché rassicura ma a lungo andare intrappola poiché ad acquisire sempre più potere nel tempo è il rituale non la persona, che invece avrà una crescente necessità di eseguire rituali sempre più complessi nel tentativo di sedare una paura che anziché diminuire aumenta proprio in virtù del circolo vizioso che si è innescato, fino a sovrastare ogni altra attività dell’individuo. Le compulsioni possono evolversi, in alcuni casi, da rituale sedativo dell’ansia a torture piacevoli come ad esempio nel caso della tricotillomania.
Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC)
Ossessioni
Compulsioni
Dubbio patologico
Dismorfofobia
IPOCONDRIA E DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI
La paura della malattia e della morte, che in tutti noi è in certa misura presente, ha un risvolto funzionale nella misura in cui ci spinge a prenderci cura di noi stessi alimentandoci in modo corretto, facendo esercizio e dedicandoci alle attività che ci piacciono; quando invece la paura della malattia si converte in terrore si entra nel campo della patologia, in quanto crea grande sofferenza e limita notevolmente la vita familiare, lavorativa e personale. Il protocollo della Terapia Breve Strategica per questa tipologia di disturbo utilizza specifici protocolli differenziando tra ipocondria e disturbo da sintomi somatici.
DEPRESSIONE
La ricerca-intervento in questo ambito condotta da un gruppo di colleghe sotto la supervisione del Prof. G.NARDONE ha permesso di individuare la presenza di diverse modalità di espressione e di costituzione all’interno del disturbo depressivo che si manifesta come sappiamo, dalle forme più lievi a quelle più gravi con un tono dell’umore abbassato, anedonia, rinuncia all’azione e la delega ai congiunti delle proprie attività, ma che all’origine presenta diversi tipi di stili percettivo-reattivi, intesi come modalità ridondanti di percepire la realtà e di reagire ad essa. Questa distinzione ha permesso di elaborare protocolli specifici di trattamento per ognuno di essi, aumentando l’efficacia e l’efficienza del trattamento.
DEPRESSIONE REATTIVA
Forme della depressione: il depresso radicale, l’illuso deluso dagli altri o di sé, il moralista.
LUTTO
Il lutto ha una sua fisiologica durata, il dolore di una perdita per essere superato va affrontato concedendosi di esprimere le emozioni ad esso correlate quando se ne sente il bisogno fino a quando non ci saranno più lacrime. Quando il dolore della perdita avrà lasciato il posto alla bellezza di aver avuto quella persona potremmo dire di averlo elaborato. Il lutto non è pertanto una patologia ma una reazione umana inevitabile alla perdita di una affetto importante, non necessita quindi di un trattamento psicologico mirato tranne in quei casi in cui si complica e diviene una vera e propria forma depressiva.
DISTURBI SESSUALI
Escludendo i casi in cui la disfunzione sessuale è il risultato di altre patologie, nella maggior parte delle situazioni il disturbo sessuale è l’esito involontario dell’“intromissione della mente nella natura”, ovvero il tentativo della mente di controllare e prevenire eventuali fallimenti nella prestazione, intervento che anziché migliorare conduce alla creazione di un circolo vizioso fallimentare: ciò che per natura accade spontaneamente non può essere provocato deliberatamente. L’arte dello stratagemma in questi casi esprime il suo massimo potenziale quale strumento terapeutico, diventando l’alleato indispensabile per riportare la natura a fare il suo corso aggirando le trappole della mente.
Eiaculazione precoce
Eiaculazione ritardata
Disturbo del desiderio sessuale ipoattivo
Difficoltà di erezione
Sindrome del sesso solitario
Disturbo del dolore genito- pelvico e della penetrazione.
Disturbo dell’orgasmo femminile
Disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile
DIPENDENZE
Disturbi legati all’abuso di internet:

La compulsione irrefrenabile, basata sul piacere, al gioco d’azzardo, al sesso, allo shopping e alle informazioni trova in internet un valido alleato che rende tutto facilmente accessibile, quando e come si vuole, senza doversi confrontare con il mondo esterno. Poiché, come direbbe Oscar Wilde “il piacere è l’unico scoglio su cui l’essere umano ama naufragare”, se non gestito travolge tutto provocando nei casi più gravi, ingenti danni materiali e relazionali, che tuttavia non servono a limitare la compulsione. Il coinvolgimento del contesto familiare è in questi casi determinante per la riuscita del trattamento, poiché se è desiderabile liberarsi dall’ansia e dalla depressione non è altrettanto vero per quanto riguarda il piacere. Nella maggior parte dei casi, infatti, sono i familiari esasperati dalla condotta irresponsabile del congiunto a portare il paziente in terapia. Il loro coinvolgimento è necessario affinché, in qualità di co-terapeuti e opportunamente guidati, pongano alcune limitazioni necessarie ad introdurre uno stratagemma che agendo dall’interno sovverta il problema, convertendo il piacere in tortura.
Dipendenza dalla rete
Shopping compulsivo in rete
Scommesse in rete
Dipendenza dalle chat e dai siti di incontri
Dipendenza da cybersesso

Abuso di sostanze stupefacenti

L’incontro con la sostanza stupefacente avviene solitamente in adolescenza all’interno del gruppo di pari, come mezzo rapido per cambiare stato d’animo, vincere ansie e insicurezze, con una modalita trasgressiva propria dell’età. Una volta istauratosi un legame apparentemente funzionale con la sostanza, il passaggio all’abuso e alla dipendenza sarà più o meno rapido a seconda delle proprietà specifiche di ognuna di queste. Attualmente la distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere non esiste più, la pianta di marijuana, una volta annoverata tra queste ultime è stata modificata geneticamente per essere più robusta, contiene una quantità di principio attivo (THC) più elevato, capace di produrre veri e propri scompensi psicotici nei giovani consumatori abituali. Anche in questi casi il coinvolgimento dei familiari nel trattamento, in qualità di co-terapeuti, diventa indispensabile non solo perché si tratta della terapia di un piacere ma perché responsabilizzare il giovane affinché diventi l’artefice della propria vita in senso costruttivo diventa l’obbiettivo prioritario per poter risolvere il problema.
PROBLEMI DELL’INFANZIA
Durante la crescita, fin dalla prima infanzia si possono riscontrare alcune difficoltà che se gestite in modo inadeguato possono convertirsi in veri e propri disturbi. A eccezione di rari casi in cui la gravità del problema non lo consenta, per trattare con successo le problematiche che riguardano i minori fino agli 11 anni è sufficiente lavorare attraverso i genitori che eletti a co-terapeuti e opportunamente guidati introducano delle modalità di gestione più consone a risolvere il problema.
Paure e fobie infantili
Disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività
Disturbo oppositivo-provocatorio
Mutismo selettivo
Disturbo da evitamento
Fobia scolare
PROBLEMI LEGATI ALLO STUDIO
Blocco nello studio
Difficoltà di apprendimento
Ansie da prestazione
Problemi di condotta
DISTURBO DA STRESS POSTRAUMATICO
Vivere in prima persona o assistere ad un evento in cui si è in pericolo di vita o la propria incolumità fisica e psichica è fortemente compromessa, può lasciare degli strascichi a diversi mesi di distanza dall’evento. Esso viene rivissuto con flash back che si intromettono nel flusso della coscienza ogni qualvolta la persona si trovi in presenza di stimoli che in qualche modo, direttamente o indirettamente, possano ricordarle il trauma, con tutti i correlati emotivi in esso contenuti che si esprimono come se la persona fosse ancora presente all’evento. L’istinto di scacciare tali visioni ed emozioni intrusive non fa che peggiorare la situazione, poiché ogni trauma per essere superato necessita di una fase di elaborazione che comporta “passarci dentro per venirne fuori” con le tecniche appropriate e l’aiuto di un terapeuta esperto.
PROBLEMI RELAZIONALI E DI COPPIA
L’evoluzione della società degli ultimi 50 anni ha prodotto notevoli cambiamenti nei ruoli e quindi nella relazione tra uomo e donna. Ciò ha creato notevoli difficoltà sia nella fase di ricerca e costruzione di un rapporto stabile sia nella fase di mantenimento dello stesso. Una maggiore eguaglianza nei ruoli non corrisponde infatti ad un livellamento dello stile percettivo maschile e femminile, che invece mantiene inalterate delle differenze dal punto di vista della comunicazione, verbale e non verbale, necessaria a suscitare interesse, non solo sessuale, nel patner desiderato. Aspettative illusorie ed autoinganni disfunzionali completano il quadro dei potenziali elementi che interagiscono negativamente nella costruzione e nel mantenimento di una coppia. In fine consideriamo che mantenere vivo a lungo l’interesse del patner necessiti di un’arte che vada appresa e praticata con costanza da parte di entrambi.
DISORDINI ALIMENTARI
Il cibo rientra tra i piaceri primari e fondamentali della vita, saperselo concedere vuol dire assecondare il proprio corpo nelle sue necessità e potervi rinunciare quando necessario. Al contrario, il tentativo di controllare il piacere del cibo per limitare il peso corporeo in virtù di un ideale di perfezione estetica ( spesso condizionato da canoni proposti da stilisti e media) che associa la bellezza con la magrezza, può portare fondamentalmente a tre effetti: un controllo così ben riuscito da risultare fatale nelle sue estreme conseguenze come nell’ Anoressia, un tentativo di controllo che fa perdere il controllo come nella Bulimia infine un alternanza tra i due come nel Bing-eating. Un caso particolare riguarda il disturbo che nel nostro modello terapeutico chiamiamo Vomiting, un’evoluzione dei precedenti, che da tentativo di controllo del peso si converte nel giro di pochi mesi in un rituale di piacere che conduce la persona a mangiare abbuffandosi per poter subito dopo vomitare, diventando il piacere più grande, un “amante segreto” dal quale è molto difficile liberarsi.
Anoressia
Bulimia
Bing-eating
Vomiting
DISTURBO DI PERSONALITA BORDERLINE
All’interno dei disturbi di ordine maggiore troviamo, questa problematica che riguarda gli aspetti più strutturali della personalità, ha il suo esordio in adolescenza ed è presente in un numero sempre maggiore di giovani. Esplosioni di collera, incapacità di gestione degli impulsi, comportamenti autolesivi e suicidari, difficoltà ad individuare e mantenere degli obbiettivi, comportamenti sessuali promiscui e relazioni affettive intense e fortemente condizionate dalla paura dell’abbandono, instabilità dell’umore e incapacità di tollerare la frustrazione sono le caratteristiche principali di questo disturbo. Il trattamento comporta una prima fase in cui, a breve termine, vengono trattate le manifestazioni più invalidanti ed una a lungo termine in cui, con sedute sempre più distanziate, si sorveglia, come una sorta di supervisore, che i risultati si mantengano, diventando un punto di riferimento necessario per mantenere l’equilibrio nelle fasi di cambiamento cruciali della vita. Definiamo il soggetto borderline un “equilibrista che cammina costantemente sul filo senza una barra stabilizzatrice che gli consenta di mantenere l’equilibrio”. Diventa perciò obbiettivo prioritario della terapia dotarlo di tale strumento che gli consenta di attraversare i “mari in tempesta della vita” senza perdere l’equilibrio e sfruttare al meglio le sue potenzialità di cui è spesso in larga misura dotato.
PROBLEMI DELL’ADOLESCENZA
Non del tutto adulto ma neanche più bambino, l’adolescente si trova in quella “terra di mezzo” che lo porta ad oscillare fra richieste di maggiore libertà ed autonomia ed il tentativo di eludere le responsabilità che il divenire adulto comporterebbe. Con la complicità della famiglia odierna che nutre e protegge i figli fino a tarda età l’adolescente rimane tale, sempre più, fino ai trenta-trentacinque anni, età in cui finalmente si rende autonomo economicamente ed esce dal nucleo familiare. In questo percorso verso l’autonomia e l’acquisizione di responsabilità, l’adolescente può mettere in atto comportamenti che potremmo collocare lungo un continuum che va dalla ribellione e trasgressione più estrema alle regole genitoriali e sociali da una parte e il ritiro dalla vita sociale con possibili psicopatologie associate (depressione, Disturbo ossessivo compulsivo, Disturbo da attacchi di panico) dall’altra. Anche in questo caso l’intervento sarà necessariamente misto: da un alto i genitori vanno guidati in qualità di co-terapeuti ad accompagnare il figlio verso l’autonomia responsabilizzandolo, dall’altro l’adolescente va aiutato, una volta risolte le problematiche più invalidanti, a “prendere in mano il timone del proprio veliero e mantenere la rotta”.